Ciao da Ljusy8
Un uomo non è del tutto se stesso quando parla in prima persona.
Dategli una maschera, e vi dirà la verità. (Oscar Wilde)
Io amo il teatro e ovviamente sono decisamente informata su ogni curiosità ad esso relativa…
E tu vuoi saperne di più? Allora apri le orecchie, sgrana gli occhi e cerca di stare attento. Qui parla una professionista…
Inizio con le cose semplici: la maschera è un oggetto che si indossa per ricoprire tutto il viso oppure solo gli occhi. Il primo uso della maschera è stato fatto nella Preistoria (ovvero quel periodo della storia che precede la scrittura) nei riti religiosi, nel teatro o nelle feste popolari come il Carnevale, nella letteratura ecc.

Nei riti religiosi era usata come strumento di comunicazione tra gli uomini e gli dei, poiché essa permetteva agli uomini di perdere la loro identità, ovvero di essere un’altra persona, e di diventare il personaggio della maschera che indossavano. Nella foto una maschera usata in Tibet per rituali e danze allegoriche, per esorcizzare i demoni e per rappresentare la vittoria della religione, il buddismo, su demoni e poterni negativi.

Nel teatro, le maschere avevano due funzioni:
- Permettevano ad un attore di poter rappresentare un personaggio particolare;
- Amplificavano il tono della voce degli attori, cioè consentivano alla voce dell’attore di essere più forte.
Ci sono anche alcune curiosità legate all’uso della maschera ad esempio, a Venezia nel Medioevo (ovvero quel periodo della storia tra il 476 dopo cristo e la fine del 1400), durante le pestilenze (periodi di tempo in cui si diffonde la malattia infettiva della peste), i medici indossavano una maschera con un lungo naso che veniva riempito di spezie per due motivi:

in primo luogo per coprire gli odori delle persone malati di peste e, secondariamente, era una difesa, anche se poco utile, dalla malattia che si diffondeva tra le persone soprattutto attraverso i microbi nell’aria (questo oggetto viene definito “maschera dello speziale”).
Nell’antica Africa, invece, le maschere erano usate per nascondere il viso e rappresentare il Dio.
Nella letteratura italiana ci sono tanti autori che parlano della maschera nelle loro opere, primo tra tutti Luigi Pirandello (nato ad Agrigento il 28 giugno 1867 e morto a Roma il 10 dicembre 1936): fu un drammaturgo (colui che scrive opere che vengono poi rappresentate in teatro), scrittore e poeta italiano; ricevette anche il premio Nobel (ovvero quel premio che viene assegnato dal Governo svedese ogni anno a persone che hanno realizzato qualcosa di importante) per la letteratura nel 1934.
Nelle sue opere Pirandello parla della maschera che tutti gli uomini portano, senza quindi far riferimento ad un oggetto reale che si indossa, ma pensando alla parte che ognuno di noi interpreta nei vari momenti della giornata, oppure in diversi luoghi (la scuola, la casa, tra gli amici ecc.).

Quindi, quello che Pirandello vuole dire con le sue parole e nelle sue opere teatrali (tra cui Il Fu Mattia Pascal; Uno, nessuno, centomila; Enrico IV; Così è se vi pare ecc.), è che tutte le persone si comportano e pensano in modo differente a seconda del posto in cui si trovano o delle persone con cui escono, indossando una “maschera” che li porta ad essere sempre diversi.
Ma… per capire meglio, forse è necessario fare un piccolo esperimento.
Prova a pensare di essere a scuola: come ti comporti? Forse starai seduto composto al banco, oppure alzi la mano per fare una domanda o dare una risposta o chiedere un permesso ecc.
Ora… Cambiamo luogo… Sei a casa, con due amici/amiche… Devi forse alzare la mano per chiedere qualcosa o per dire la tua opinione? Devi per forza stare seduto o sei libero di muoverti?
Esatto! Cambia il luogo, cambia il ruolo, cambia la “maschera” indossata!
Ecco… Ciò che vuol dire Pirandello è che volontariamente o involontariamente, tutti indossiamo una maschera che ci serve per essere “la persona giusta al posto giusto”!